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Io insegno, ma loro imparano?

C’è voluto quasi un secolo per cominciare a metter in dubbio l’efficacia di un modello di insegnamento basato sulla pura trasmissione di informazioni, dove il docente stava seduto in cattedra e inviava un’infinita quantità di nozioni uni-direzionalmente al discente.
A dire il vero, se qualcosa sta cambiando nelle scuole primarie e secondarie, purtroppo basta spostarci all’università per trovare ancora questo modello di insegnamento.

Se stai leggendo questo articolo probabilmente sei un insegnante attivo e che come noi crede nella necessità di spostare il focus da quanto so insegnare a quanto stanno realmente apprendendo i miei studenti.
È quindi ora di mettere in campo tempo, energia, creatività, autenticità per animare coinvolgere e creare situazioni didattiche di apprendimento ottimali!

Da dove partire?
Ecco qui 3 primi punti su cui puoi iniziare a modificare il tuo modo di insegnare.

1. Concretezza
Sorprendi i tuoi alunni dando una dimostrazione di utilizzo concreto di ciò che stai insegnando, qualcosa di vicino a loro vissuto. Utilizza ogni tua risorsa per costruire situazioni aperte e applicabilità differenti. Cerca quindi di far “vedere o percepire” come le conoscenze e le abilità che stanno acquisendo possono essergli realmente utili. Parti dagli interessi degli alunni stessi e sfrutta al massimo i collegamenti con la realtà che vivono quotidianamente. Puoi raccontare una storia, far vedere un video o simulare situazioni in cui far mettere in atto il loro apprendimento.

2. Pedagogia attiva
Per pedagogia attiva si intende creare molte situazioni- problema e programmare un processo di apprendimento per tappe successive fatto di prove ed errori.
Come ben sai, imparare non è memorizzare, ma ristrutturare il proprio sistema di comprensione del mondo. Ognuno di noi è stimolato ad imparare “solo” quando ha un obiettivo da raggiungere, quando deve ristabilire un equilibrio che si è rotto, quando vuole gestire meglio una particolare situazione. È solo partendo dall’errore che si può capire cosa manca per generare un nuovo apprendimento. Creare situazioni problema significa porre lo studente nella quasi certezza di sbagliare. Il ruolo dell’insegnante deve essere quello di guidare lo studente nella ricerca di soluzioni senza identificarsi nell’esperto che impone il suo sapere.

3. Impegnare gli alunni in azioni pratiche
Se in teoria tutti sanno che si impara solo se siamo spinti da una motivazione interna, nella pratica cadiamo ancora nell’errore di impostare l’educazione all’apprendimento, in forma di ricatto o di condizionamento.
Se non studi prendi un brutto voto, studia perché è il tuo dovere, se vieni promosso ti regalo il motorino, se non stai attento a lezione non fai l’intervallo, se non fai i compiti i tuoi genitori non ti mandano più a calcio. Così facendo difficilmente l’alunno è motivato ad imparare, anzi in molti casi nasce il rifiuto totale e l’alunno identifica nello studio e nella scuola la radice di tutti i suoi mali!
Ricordati che la voglia di crescere ed imparare è innata, si perde crescendo perché a un certo punto il bambino non trova più un senso per impegnarsi a crescere. Il compito dell’insegnante è quello di trovare sempre nuove modalità per coinvolgere e nutrire il bisogno dell’alunno di sentirsi realizzato, utile e attivamente partecipe.

Compito per te!
Da domani prova a porre l’attenzione sul quale è il tuo metodo messo in campo per riuscire a generare interesse nei tuoi studenti, verifica se ti capita di utilizzare forme di “ricatto”. Ora che l’argomento è fresco nella tua mente, metti subito in pratica delle modifiche. Inizia a impegnare gli alunni in azioni pratiche che li vedono protagonisti del processo di apprendimento e per incentivarli a continuare ad apprendere, fai leva sulla riuscita di un obiettivo raggiunto.

 

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