Memorie di una tempesta senza sabbia
“Prof. ma la prossima volta non possiamo andare fuori, in cortile, a fare lezione?” – era il 21 febbraio 2020 il giorno in cui i miei alunni mi hanno posto questa domanda durante la lezione di Epica.
“I marinai son sospesi in cima ai flutti, altri vedono
tra le onde impazzite la terra del fondo;
la tempesta sconvolge persino la sabbia”
(Eneide, Libro I)
Quel giorno sono uscita dalla scuola pensando che quella classe meravigliosamente complessa meritava tutti i miei sforzi e ho pronunciato ad alta voce queste parole: “Farò per loro tutto il possibile”. Qualcuno mi ha sentita. Quando sono arrivata a casa ho preparato un pasto veloce e mi sono messa al lavoro. Ricordo che mi ripetevo di staccare, dopo qualche ora che avrei dovuto staccare, poi è arrivato il momento della cena e il tempo per una passeggiata se n’era andato via. Fatto sta che dopo 102 giorni quella passeggiata ancora non l’ho fatta. Dicono che siamo nella fase 3 e che con le appropriate protezioni si può uscire in sicurezza, ma io rimango dentro ancora un po’ e aspetto ormai la fine dell’anno scolastico. Dopo tutto questo tempo non fremo più. Rimango qui. Pochi giorni, tre precisamente. Un saluto virtuale senza troppe parole, solo l’essenziale perché quello che possiamo dirci (e veramente possiamo dirci ancora tanto) resterà dentro. È difficile tradurre in parole ciò che è stato quest’anno sia nel bene che nel male. Io ci provo un po’, mi sforzo e spingo il pollice sulle lettere della tastiera, ancora…
“Segue d’uomini un grido, un cigolío
di gómene. Improvvise il cielo e il giorno
tolgon le nubi agli occhi de’ Troiani;
cupa incombe sul pelago la notte”
I primi giorni della quarantena non sapevamo nulla, un tempo sospeso di ansie e speranze alterne. Ricordo che la prima risorsa virtuale che ho passato ai miei alunni è stata una riscrittura del libro primo dell’Eneide. Sì – è una tempesta – pensavo tra me me. Nei giorni seguenti ho creato delle video lezioni in cui c’era il mio volto, infatti ancora non potevamo collegarci in diretta. Dopo qualche imbarazzo sorridevo spontaneamente, stavo comunque parlando ai miei ragazzi. Finalmente, dopo una ventina di giorni abbiamo potuto collegarci in diretta e ricordo perfettamente le loro prime domande: “Prof. ma quando finirà il covid? Prof. ma se torniamo a scuola la settimana prossima lei ci interroga?”.
“Stanchi gli Eneadi cercan di raggiungere a gara
i lidi vicini e si volgono alle spiage di Libia.”
In un compito un mio allievo ha scritto: “Io pur di tornare a scuola farei un compito in classe ogni giorno”. Sentivo anch’io la medesima nostalgia, ma ho pensato che anche virtualmente si sarebbe potuto creare un tempo e uno spazio del “noi”, dove imparare, crescere, ma soprattutto condividere pensieri ed emozioni. Così ho realizzato, fra le varie cose, anche un “Laboratorio di lettura” a cadenza settimanale, dove potevamo condividere non solo le opere dei grandi, ma anche le odissee di noi piccoli. La più difficile dopo tanti e tanti giorni di chiusura è stata per me la lettura di una poesia di Paul Èluard, confesso che mi è uscita qualche lacrima, ma non ho provato imbarazzo. I miei alunni lo sanno che le cose belle mi cambiano il volto. Siamo andati avanti, più in là di quanto speravo. Da parte mia sento con coscienza di aver fatto per loro tutto il possibile nei limiti delle mie capacità e sorrido pensando al 21 febbraio, al nostro ultimo giorno di scuola in classe, a quella loro domanda che durante la quarantena mi ha inseguita. Non voglio raccontare la fatica che noi, insegnanti, allievi e genitori abbiamo fatto, ma vi posso assicurare che abbiamo imparato tanto. E forse, adesso che la tempesta sta finendo possiamo immaginarci in costume, seduti sulla sabbia, ma con una corazza dentro che ci rende più pronti ad accogliere il futuro, dolce o amaro che sia. Adesso, sappiamo che il tempo buono per una lezione in cortile prima o poi ci sarà e io posso dire con certezza che il 9 giugno andrò a farmi una passeggiata sotto un cielo soleggiato o uggioso che sia.
Insegnante Scuola Secondaria di Primo Grado,
Cremona
Grazie di cuore Prof!
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