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Asse da stiro come scrivania e la campanella che non suona: la DAD-aumpa! di Prof Silvia

Dad-aumpa!


Ho sempre fatto a pugni con la tecnologia
, la odio! Sono una creativa, il computer lo utilizzo come quaderno digitale.

É una bella giornata di sole, a Verona impazza il carnevale.
Arrivano le prime notizie, niente di grave, un’influenza un po’ più forte delle altre.
Stiamo a casa una settimana…
Stiamo a casa un’altra settimana, e poi un’altra ancora…
Devo collegarmi, come si fa a scaricare, come si chiama…ecco non ricordo nemmeno il nome dell’applicazione.
«Ah, sì ho capito non la mia mail, e quale scusa?», la mia collega dice di non sentire più la mia voce, ha riattaccato.

Bene adesso dove mi sistemo per fare le videoconferenze? Di là no, perché ho un’open space. Mio figlio gira spesso in mutande la mattina. Che figura potrei fare?
In camera sua, peggio! Sembra che ogni giorno sia devastata da un uragano, diversamente non si spiegano i vestiti sparpagliati ovunque…
Rimane la mia camera, ma non possiedo una scrivania! Perché non ci ho mai pensato? Adesso che faccio?
Mi guardo attorno e…mi si accende la classica lampadina: l’asse da stiro, la userò come appoggio.
Posiziono l’asse, che bello, posso anche decidere la giusta altezza.
Giro la telecamera verso l’armadio. Un po’ più in là, altrimenti si vedono le cose da stirare. Ecco l’inquadratura con i libri è perfetta.

Stamattina si parte, e se poi non riesco ad entrare? No dai, la telecamera funziona, però caspita che slavata senza un filo di trucco.
Domani devo essere più presentabile.
«Ciao Silvia.»
Il mio alunno si è collegato. Che gioia dopo tanto tempo! Sono emozionata come 41 anni fa, quando ho cominciato a insegnare.
«Ma come sei cresciuto! Sono proprio contenta di rivederti!»
Saluto la mamma, mi fa salutare dalla sua gattina che lui adora, anche i due miei gatti gli danno il buongiorno. Dopo tutti questi convenevoli cominciamo la lezione, finalmente.
La mamma ripete le parole in spagnolo, in inglese, fa espressioni con le parentesi quadre, tonde, graffe, riconosce le differenze tra pianura, collina e montagna.
I suoi grandi occhi scuri che riescono a distinguere solo ombre, guardano attraverso gli occhi della mamma…
Ci salutiamo dandoci appuntamento al giorno dopo.

Faccio un salto in classe, cioè volevo dire in classroom, voglio salutare tutti i ragazzi.
Sono lì davanti a me in miniatura, dentro piccoli riquadri. Si muovono, mi salutano.
Sembrano tanti folletti festosi: questa è l’impressione che mi danno.
Arriva subito la sera, nonostante sia chiusa in casa.
Impasto la pizza o il pane, perché il profumo fragrante che si sparge per la casa casa mi dà conforto e serenità.

Pronta per una nuova giornata. Ho il letto disfatto ancora, ma non importa mica si vede!
Stavolta mi sono data una passata di trucco, così sono un po’ più decente, anche perché la mia preziosa mamma, collega il computer al televisore e indovinate un po’? Io appaio su tutto lo schermo! Mica sono come Barbara D’Urso che ha mille filtri!
Dimenticavo, stamattina solita riunione settimanale con Dirigente e colleghi. Ogni volta cose nuove, esami spostati, sufficienze sì, sufficienze no, Pia, Pai, Pei, scrutini…
Stop! Fermo questa giostra impazzita, mi gira la testa! Sono terribilmente stanca, come tutti.
Stare ore e ore davanti a un monitor freddo e distaccato mi sta logorando.

Non è questa la scuola che voglio. É un’emergenza, certo, ma vaglielo a dire tu al cuore che non deve soffrire perché non interagisce con gli alunni, per la gita in montagna tutti insieme cancellata, per il caffè con i colleghi al mattino, per tante cose…
I ragazzi sono disorientati, a volte spaventati.
«Ma prof, il nostro spettacolo di teatro?»
«Tranquilli ragazzi, vedrete che il prossimo anno riusciremo a fare ogni cosa.» li rassicuro, ma ho il cuore in frantumi.
Proprio oggi ho ritrovato le foto di quando siamo andati a Roma per un progetto teatrale, va bene lo ammetto, ho pianto.

Abbiamo avuto il permesso di andare a scuola a prendere i nostri libri.
Cammino per i corridoi che mi sembrano interminabili, le aule vuote mettono angoscia, e poi il silenzio innaturale che mi avvolge è assordante.
Scappo via, devo respirare.
I giorni, nonostante tutto, passano veloci: siamo arrivati a fine anno scolastico. Ma dov’è l’aria festosa che si respira a scuola gli ultimi giorni? I fiumi di lacrime di quelli che andranno alle superiori? Gli spettacoli finali, il teatro con le mille emozioni nel calcare la scena…dov’è tutto questo?
Oggi 5 giugno, la campanella dell’ultima ora suonerà e noi non la sentiremo…

Silvia de Meis
Insegnante di sostegno Scuola Media,
Verona

 

Grazie di cuore Silvia!


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